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giovedì 31 marzo 2011

Miranda

Miranda era una prostituta professionista d’alto bordo. Non era di quelle donne che tolgono il fiato, ma aveva qualcosa di estremamente affascinante. Forse la sua sicurezza, forse quegli occhi allungati, forse il modo con cui si muoveva, senza esasperare i movimenti, con la schiena dritta, sempre con i tacchi alti e la gonna. Era naturalmente aggraziata e c’era qualcosa di quasi mascolino nei suoi lineamenti squadrati e quel taglio corto e asimmetrico.

La prima volta che l’ho vista eravamo in un locale di lusso, seduti al bancone, lucido e lunghissimo con barman in divise impeccabili e l’accento francese. Lei era in costume da bagno nero a due pezzi unito da una striscia dorata.  Gettato sulle spalle forti una specia di foulard largo e leggero.

“Buona sera” le dissi con la mia migliore aria galante, “bel posto questo, vero?” So fare di meglio ma quando lei mi piantò quegli occhi da asiatica addosso confesso di essere rimasto senza parole. Lei non mi sorrise neppure. Prese il suo bicchiere e si diresse verso la piscina.

La seguii, ben intenzionato a conoscerla. Ad un tratto lei si fermò e mi fisso con un sorriso di sufficienza. Mi disse: “Le donne come me non vanno bene per quelli come lei”.

“Come me? Cosa significa?”

“Che io non sono la donna che lei crede.”

“Ma lei non sa cosa credo.”

“Certo. Crede che un uomo di mezz’età, affascinante, di buone maniere, con un sacco di soldi, possa farmi due moine, invitarmi a cena ed aggiungermi al suo  lungo elenco di conquiste”.

Be', ci aveva azzeccato. Non spendevo certo tutto il mio denaro in trattamenti per poi starmene acciabbattato a casa, mentre le belle donne giravano libere nel mondo.

Mi colpì la dolcezza della sua voce, era incredibilmente femminile, anche se in quel momento appariva leggermente alterata.

“Ha ragione” le sorrisi assumendo un’espressione colpevole. “Le chiedo scusa. Possiamo ricominciare?”

“No.” Girò i tacchi e se ne andò.

(...)

Eravamo nel ristorante dell’albergo, in un angolino molto intimo. Si vedevano le onde del mare in lontananza e c’era un silenzio surreale fuori. Miranda non mi chiedeva mai soldi dopo aver fatto sesso, diceva che mi avrebbe presentato il conto dopo. Immagino fosse eccitante per entrambi: io avevo una prostituta esperta, una cosa nuovissima per me, lei aveva un rapporto normale con un amante. Ci si vedeva a cena, ci si divertiva e poi, immancabilmente, si finiva a letto.

Anche Miranda era silenziosa quella sera, direi pensierosa. I suoi occhi scrutavano il buio come se fossero alla ricerca di qualcosa. I miei tentativi di attirarne l’attenzione erano stati vani e tacevo anch’io. Ad un certo punto si chinò in avanti e con il piede iniziò a giocare con il mio polpaccio. “E se provassimo qualcosa di diverso?” sussurrò.

Grato per il suo improvviso risveglio chiesi: “Cioè?”

“Qualcosa di diverso nel sesso…”

“Miranda…ogni giorno mi fai provare qualcosa di diverso” la guardai maliziosamente.

“Non hai capito. Intendo stimolare i sensi in modo diverso”.

“Per esempio?”

“Lo vedrai.”

(...)

tatooNon ero pronto ad essere penetrato con un fallo, seppur di minime dimensioni. Lei era lì, ammiccante, con indosso solo un perizoma rosso. Aveva incastrato il mio pene fra le sue tette e leccava la cappella con la punta della lingua. Mi piaceva quando faceva così. Ero completamente rilassato e mi godevo la sensazione del calore attorno al mio membro che si irrigidiva ad ogni tocco della sua lingua. Il tempo sembrava essersi fermato. Si infilò tutto il pene in bocca, finché potei sentire la sua ugola, e iniziò a succhiare, massaggiandomi i testicoli. Poi se lo sfilò dalla bocca e lo prese nella mano. Sentii un suo dito scivolare tra le mie chiappe e dopo un primo istante in cui mi ero irrigidito, inaspettatamente iniziai a provare piacere. Inizio a ruotare il dito premendo delicatamente sull’ano. Sollevai le gambe quasi senza accorgermene e gliele poggiai sulle spalle. Con una mano mi masturbava appena, intanto il suo dito iniziava a penetrarmi e un testicolo le era scivolato fra le labbra morbide, che lo baciavano, lo accarezzavano.

Mirandami allargò il sedere, aiutandosi con le mani, poi mi leccò l’ano, avidamente. Potevo vedere il movimento dei suoi fianchi: li stava muovendo come se qualcuno la stesse penetrando da dietro.

Mi eccitai ulteriormente. Era tutto così piacevole e naturale…per anni avevo pensato che fosse normale fare sesso anale con una donna, ma che essere penetrati fosse riservato a quelli “dell’altra sponda”. Adesso mi chiedevo quante cose mi ero perso, chiuso nel mio schema… Anche quando facevo sesso al mare, o in montagna, o sul terrazzo di casa, in fondo ripetevo varie declinazioni di uno stesso paradigma, convinto di essere un anticonformista per eccellenza, eppure quello che stavo provano ora…era semplicemente meraviglioso. Cominciavo a capire cosa piacesse tanto alle donne che facevano sesso anale…e cosa si perdevano quelle che non lo facevano!Dopo avermi leccata fino a far rilassare completamente i miei tessuti, ha preso un piccolo fallo liscio, mi penetrò con dolcezza, abbattendo le mie ultime resistenze. Iniziò a muovere il fallo su e giù e contemporaneamente riprese il pompino. Era uno strano miscuglio di sensazioni. Da una parte sentivo il solito calore familiare e d’altra parte avvertivo una prepotente eccitazione che mi pervadeva. Preso dalla passione avevo allargato io stesso le mie chiappe, per far entrare il fallo quanto più possibile. Avevo gli occhi chiusi e la bocca socchiusa, mentre le continuava a darsi da fare. Venni in modo violento, come non mai. La bagnai di sperma, e rimasi lì, svuotato e con una strana sensazione che nemmeno oggi saprei definire. Eppure non ero sicuro di volerlo riprovare. Era stato…troppo. Troppo intenso. Troppo inaspettato. E mi sentivo in colpa di non aver dato il minimo piacere a Miranda, anche se lei diceva di essersi eccitata e divertita molto. In ogni caso, non avrei mai dimenticato quella notte.
(foto: http://28.media.tumblr.com/)

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