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giovedì 31 marzo 2011

La telefonata

-    Ciao tesoro.
-    Ciao…
-    Dove sei?
-    Sull’autobus, sto andando a lavoro.
-    Tra quanto arrivi?
-    Tra una decina di minuti. Dove ti trovi tu, invece?
-    Sono in ufficio, solo. Mi manchi.
-    Anche tu…
-   Sai, mi sono sfilato i pantaloni e ho le mani dentro i boxer. Sto guardando un filmino su internet.
-    Smettila di dire queste cose…non sono sola!
-    Lo so, quindi non puoi rispondermi!Ascoltami e basta. Parlerò a bassa voce, come stai facendo tu.
-    No, ti prego…sei sempre il solito stronzo.
-    Immaginavo di averti qui, seduta sulla mia sedia, in accappatoio, appena uscita dalla doccia, con le gambe divaricate appoggiate alla mia scrivania di vetro…
-    Sm-smettila!
-    Ci pensi? Io mi chino sul tavolo e vedo la tua peluria. Mi metto sotto il tavolo e inizio a succhiarti il clitoride…leccarti dietro le ginocchia, so che ti piace tanto. Sbaglio?
-    No…
-    E poi faccio scivolare delle gocce d’arancia sulla tua gamba e lecco via tutto fino a raggiungere le dita dei piedi. Li succhio uno ad uno, lentamente, come se fossero un lecca-lecca. Sei eccitata vero?
-    Sì…
-    C’è molta gente nell’autobus?
-    Siamo stipati come sardine.
-    Cosa indossi?
-    Una tuta da ginnastica.
-    Bene, allora puoi infilarti una mano dentro.
-    No…ho il ciclo.
-  Non ci credo. Infilati una mano dentro le mutadinde…che magari non hai indossato stamattina.
-    Infatti. Hai indovinato.
-    Mmm…è durissimo amore.
-    Lo so…posso immaginarlo.
-    Vorresti essere qui con me a cavalcarlo?
-    Tanto…
-    Ti stai masturbando?
-    NO!
-    Bugiarda. Affonda le dita tra i peli, come se fossero le mie, immagina che io sia uno degli sconosciuti che hai attorno. Immagina che sia dietro di te e che con la scusa della calca mi strusci contro il tuo sedere. Pensa come mi ecciterei realizzando che non hai le mutandine. Si solleverebbe subito il cazzo dietro di te. E tu non potresti muoverti. Immagina il mio respiro affannoso, dietro di te, il mio pene gonfio che spinge di più e ad ogni brusca curva dell’autobus sembra penetrarti. Immagina che io sia così audace da infilarti una mano dentro i pantaloni e palpi il tuo piccolo culetto. E afferri il lobo del tuo orecchio con i denti. Pensa l’imbarazzo quando qualcuno si volterà a guardarci e capirà.
-    Tesoro…
-    Scommetto che sei bagnatissima.
-    Già. Che bastardo! Adesso devo scendere.
-    Ok. Io mi rivesto e mi metto a lavoro. Facciamo un gioco.
-    Quale gioco?
-    Pensa alle mie parole mentre sarai a lavoro, ma non toccarti. Non fare pipì. Ci incontriamo tra due ore al bar nella 32esima.
-    Per fare cosa?
-    Chissà. Fai finta di non conoscermi, mi avvicinerò io a te. Ciao
-    Ma…
Click. 
(continua qui)

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