Il bar della
32esima è il più malfamato del quartiere. I due barman sono due omoni
poco raccomandabili e poco sorridenti. Alle dieci del mattino c’è già
gente che fa colazione con un dito di scotch. Sono passate due ore dalla telefonata.
Emily entra nel bar e si siede accanto a suo marito, che sta
sorseggiando qualcosa, ma finge di non conoscerlo. Lei ordina da bere,
poi si reca al bagno, nascosto in fondo ad un corridoio, di fronte a
quello dei maschi.
L’uomo
finisce di bere, nota una borsetta poggiata sul bancone, si guarda
intorno ma non vede la proprietaria. “Dov’è il bagno?”, chiede al suo
vicino, un ometto tondo e pallido; l’uomo gli indica le due lettere di
legno .“W.C.”, appese su un muro sudicio.
Afferra la borsa e si dirige nella direzione indicata dall’uomo.
Non
appena si avvicina alla porta riservata alle signore, la testa rossa di
Emily sbuca fuori. Lui le indica la borsetta: “L’avevi dimentica”,
mormora.
“Oh, grazie”, risponde lei con un tono casuale e allunga la mano per prendere ciò che è suo, aprendo la porta.
Lui la sospinge dentro, chiude la porta con il tacco della scarpa e gira la chiave nella toppa. Lei lo guarda, ammutolita.
James le abbassa la cerniera della giacca della tuta da ginnastica gialla che indossa. Solo un reggiseno a balconcino.
“Togliti i pantaloni”
“Non ci penso proprio!”
“Fallo!”
“No! Esci di qui o grido!”
Lui
la incastra fra il suo corpo e il muro, le tappa la bocca con la mano e
con l’altra fruga nei suoi pantaloni. Niente mutandine. “Che puttana…”
Emily distoglie lo sguardo.“Sei uno stronzo”, bisbiglia.
“Hai
fatto pipì?” chiede, lui, sorridendo sornione quando lei scuote la
tesa. Le ordina di nuovo di abbassarsi i pantaloni. Lei esita, lui con
un gesto repentino cala giù la tuta e la contempla qualche istante. Le
dà una bottiglietta di whisky con uno sguardo minaccioso e lei inizia a
sorseggiare il liquido ambrato, con una smorfia. Allora James la solleva
e la poggia sul bordo del lavabo, che si trova al centro di una specie
di mobile di legno, divaricandole le gambe con un gesto poco gentile,
ignorando le proteste. Tira fuori il seno dalla coppa e inizia a
succhiare i capezzoli avidamente e con due dita gioca con la sua lingua.
La
fa scendere e la mette di nuovo nell’angusto angolo della stanza, infila il suo pene fra le labbra laccate di rosso della moglie, che
continua ad eccitarsi al pensiero di essere fra le mani violente di uno
sconosciuto, e inizia a scoparle bocca. Si muove rudemente,
avanti e indietro, poggiandosi con le mani contro il muro, lei stringe
bene il suo membro grosso e gioca con i suoi testicoli.
Emily
vorrebbe venire, sente la vescica piena ma allo stesso tempo le piace
il crescendo della sua eccitazione. Tutta quella situazione… il bar che
si affolla di gentaglia, suo marito che finge di essere uno sconosciuto e
la maltratta, la posizione scomoda mentre fa quel pompino…tutto ciò la
eccita. Hanno un patto, Emily e James: una volta al mese si concedono
una follia e nessuno dei due può tirarsi indietro. E’ l’unico modo che
hanno per mantenere viva la passione e non cedere alla tentazione di un tradimento.
Almeno per ora.
Lei
sente quando lui sta per venire. Il suo bacino ha uno scatto e lui
eiacula nella sua bocca. La sua lingua viene investita da un fiotto
caldo di sperma che scivola diritto nella sua gola. Entrambi chiudono
gli occhi. Dolcemente, lei continua a succhiare e leccare il pene di suo
marito, che sembra quasi sgonfiarsi. Fino all’ultima goccia. La sua
lingua indugia nel buchino, finché lui si ritira e si riveste, in
silenzio.
“Ci vediamo stasera a casa, mia piccola puttana.”
Esce
e si perde nella folla. Lei sale sul mobile di legno, mettendo i
ginocchi ai lati del lavello. Si guarda allo specchio e si masturba per
pochi secondi: come se avesse aperto i rubinetti del suo piacere, una
spruzzata di liquidi sporca il lavandino e schizza sullo specchio.
Stringe i denti per non gridare… Poi ripulisce tutto alla bell’e meglio,
si solleva i pantaloni, aggiusta il seno nella coppetta, chiude la
giacca ed esce, come se niente fosse.
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